Napoli. L'ultimo saluto all'innocente Lino Romano con qualche polemica

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Si sono svolti ieri 19 ottobre a Cardito, in una chiesa gremita di gente e autorità i funerali di Pasquale Romano “Lino”, il 30enne ucciso come un boss di camorra a Marianella. Ucciso per errore. Lui che con la camorra non aveva mai avuto a che fare, lui che finalmente aveva trovato un posto fisso e rientrava da casa della fidanzata con la quale, finalmente, potevano progettare grazie all’agognato lavoro il tanto sognato matrimonio. Rientrava sulla sua Renault Clio. Auto troppo simile a quella di uno spacciatore della stessa zona, probabile vero bersaglio dell’agguato. L’oscurità e forse lo stato non lucido dei killer ha fatto il resto. È morto lui, con 14 colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata mentre si avviava verso casa. Fine dei sogni di due famiglie, di un uomo onesto, di una donna che fino a pochi istanti prima pregustava la felicità di una vita che le si prospettava. Di lavoro e sacrifici forse. Ma onesta.

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Erano in circa 400, compreso il sindaco De Magistris e il prefetto uscente De Martino. Numerosi sindaci dell’area vesuviana. Il questore Luigi Merolla, il comandante provinciale dei carabinieri, Marco Minicucci. Tanti da non starci tutti in chiesa. Il vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, accompagnato da otto sacerdoti celebra il triste rito. Fuori dalla chiesa almeno altri duemila. In un caldo atroce, che non ha dato tregua per l’intera giornata.

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A funerali terminati arriva il ministro Cancellieri che si reca direttamente a casa della famiglia. Volutamente non è andata alla Funzione perché l’attenzione rimanesse sul povero Pasquale e non sul ministro che giunge a rappresentare, difficile compito, lo Stato. Lo Stato che per troppi anni ha lasciato Napoli e il sud al suo destino e che ora vuol recuperare il terreno perso. Promette che “non vi lasceremo soli, lo Stato prenderà i responsabili di questo atroce crimine. La mia presenza qui ne è la dimostrazione“. Nell’abitazione sono rientrati dal funerale papà Giuseppe, la mamma e Lucia, sorella di Pasquale. Assieme a loro la fidanzata Rosanna. La ragazza ripete anche al Ministro Cancellieri quanto aveva detto giovedì sera nel corso del presidio sotto causa sua: “Non dobbiamo avere paura della camorra“. Momenti drammatici e commoventi, qualche lacrima versata con enorme dignità. Mezz’ora dura il colloquio privato. Poi la Cancellieri va via, ripete la sua promessa al sindaco di Cardito e a Sky Tg24.

Non è piaciuta a molti però l’omelia del vescovo. Che parla del dramma, della vita e del rispetto che si deve a essa. Un’omelia pacata, troppo pacata per l’omicidio di un innocente per mano camorrista. Un’omelia in cui la parola “camorra” non è mai stata pronunciata. La parola che forse doveva essere detta più volte in assoluto, perché la camorra a Napoli uccide, devasta il territorio, non si fa scrupoli. E chi non rispetta Dio è proprio il “devoto camorrista”. Ma forse questo è sfuggito.

Luigi Asero

 

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